Scilla, figura delicata, eterea, al pianoforte in concerto mostra la sua sicurezza e il suo legame indissolubile con il palcoscenico ed il pubblico.
Si concentra e poggia per qualche secondo le mani sui tasti, soltanto sfiorandoli. Ecco! Una scintilla è scoccata. Ho avuto il piacere di ascoltarla in un repertorio ricercato quali i Preludi di Debussy: Bruyeres, La puerta del vino, Ondine, Brouillards e Feux d'artifice. L'ambiente fu inondato da una grande forza e sembrò illuminarsi. Il suo pianismo francese lo posso definire “descrittivo”; finalmente, oltre la musica di Debussy, emergeva un quadro. Agli armonici di quelle note “toccate” corrispondevano dei colori; ai movimenti multiplanari sulla tastiera, che smuovevano e plasmavano l'aria attorno allo strumento, corrispondevano delle forme. Il suo pianismo è elegante, ma non femmineo o sdilinquito. Scilla ha un tocco virile, che sa plasmare anche nei passaggi più soffici e delicati. Ciò che attira il pubblico è la carica di energia che trasmette attraverso i suoni e uno straordinario amplesso che lei ha con il pianoforte. Esiste un forte legame d'amore tra loro, una gran complicità, senza rivalse. E questo attira il pubblico e talvolta lo lascia senza fiato. Scilla ha scelto, per la sua carriera artistica, una strada forse più difficile della maggior parte degli altri colleghi: lei ha preferito adottare una postura elegante ma non statica, senza contorsionismi o gigionismi visivi.
Scilla comunica attraverso i suoni e la sua interpretazione arriva fino al cuore degli ascoltatori, affinchè il pubblico possa accogliere la musica con il cuore e con i sensi, escludendo la vista che spesso distrae durante un concerto.
Una nota interessante è la sua capacità di adattarsi alle più svariate richieste ed impara presto le nuove partiture. Inoltre è da sottolineare il suo desiderio di ricercare repertori poco eseguiti: J. Field, M. Castelnuovo-Tedesco, R. Pick- Mangiagalli, O.Respighi, F. Margola, F. Mompou, N. Rota; le donne compositrici del passato e attuali, i compositori livornesi dell'Ottocento e del Novecento.
Tocco virile, eleganza e luce
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